C’era una volta il Signor “Tempo che fu”,
che quando l'incontrai, disse una Nonna alla propria
Nipote di nome Purezza, mi raccontò questa storia
che a te riporto.
Sai, tanti anni fa, mi disse il Signor "Tempo che fu", quando tu
ancora dovevi nascere , c'erano tanti Papà che si alzavano la mattina
presto per andare a lavorare.
Facevano colazione a casa con un pò di latte e biscotti o
con il pane. Davano poi una bacio alle loro mogli e
andavano via per dedicarsi ai loro mestieri.
Nel mentre, i figli del Papà e della Mamma, incominciavano
a svegliarsi.
A volte era la Mamma stessa a fare alzare da i loro letti i ragazzi.
"Buongiorno, scendete dal letto, diceva la Mamma alla sua prole,
dovete andare a scuola".
Allora i Figli ubbidivano (sai, Il “Tempo che fu”
mi ha raccontato pure che a quei tempi in una stanza sola dormivano
due anche tre fratelli insieme) e poi a turno andavano in bagno.
Facevano, in seguito, colazione dopodiché si recavano a scuola
spesso da soli e a piedi.
Se poi l’edificio scolastico era molto lontano prendevano
il pullman, che spesso era affollato.
Il giorno prima la Mamma diceva ai suoi Figli sempre le
stesse parole, sempre le stesse raccomandazioni.
" Prima di attraversare la strada guardate a destra e a sinistra"
oppure " non prendete mai una caramella da persone sconosciute".
E i bambini seguivano questi consigli.
Quando la Mamma rimaneva da sola a casa si dedicava con
amore a pulirla e a preparare il pranzo ed altre cose.
Non era facile né per il Papà che lavorava né per la Mamma
svolgere queste mansioni, ma facevano tutto questo per i Figli.
Poi verso l’ora del pasto tornavano a casa sia il Papà che i
ragazzi.
C’era un momento di gran confusione in quegli attimi.
La Mamma diceva ai Figli come era andata a scuola e il marito
si preparava, stanco come la moglie, a mangiare con la propria
Famiglia.
E si mangiava, mi raccontava il Signor “Tempo che fu”, il primo
piatto (di solito era la pasta) insieme al secondo, al contorno e
alla frutta che spesso i bambini non gradivano.
Poi alcuni Papà ritornavano al lavoro, altri, invece, si mettevano
a riposare un pò.
La Mamma aiutava i Figli a svolgere i compiti scolastici
oppure li mandava da una signorina o da una signora fidata che
abitava a pochi passi da casa loro, a volte addirittura nel proprio
palazzo, che li aiutava a studiare.
Ogni tanto i genitori uscivano insieme per una passeggiata altre volte
no.
Poi arrivava la sera.
Si cenava tutti quanti insieme e poi, una volta sparecchiata
la tavola, si vedeva "Carosello". Una trasmissione che andava
in onda quasi tutte le sere.
Alla fine si sparecchiava la tavola e ci si metteva tutti quanti seduti
a vedere la televisione in bianco e nero. E c’era sempre uno dei Figli,
che al bisogno, si alzava per cambiare canale.
Purezza, non esisteva a quei tempi il telecomando.
Verso le dieci di sera, di fronte alla TV, gli occhi di tutti i membri
della famiglia si chiudevano progressivamente sempre di più.
Erano tutti stanchi. Allora si spegneva la televisione e si andava a
nanna, non prima di darsi il bacio della buona notte.
Quando tutti erano a letto, ogni tanto capitava che il Papà andava
a controllare i propri Figli e certe volte c’era sempre un “furbetto”
che nascondeva il fumetto di Topolino sotto il proprio cuscino
per leggerlo.
Il Padre diceva che era ora di dormire ma lo faceva sorridendo
perché immaginava che il “furbetto”, appena lui sarebbe andato via,
avrebbe preso il giornalino e si sarebbe messo a leggerlo.
Durante la sera tardi, nel palazzo, si sentiva aprire la porta di una
casa dalla quale si vedeva uscire un Papà, che indovina Purezza?
Andava a lavorare anche di notte. Lo chiamavano “lo straordinario”.
Lo stesso tipo di lavoro che quel Papà faceva al mattino ma, per
portare più soldi a casa, durante la settimana lo faceva ogni tanto
anche di notte.
Sì, Purezza, è vero, anche all’epoca non è che tutte le famiglie erano
in pace.
A volte si sentiva litigare nelle case.
I mariti erano cattivi con le proprie moglie, anche se dicevano di
amarle.
C’erano anche mogli non brave. Ma la famiglia, in genere, andava
avanti bene.
Non mancava il denaro sufficiente anche per farsi una vacanza
d’estate, il cibo era buono, la carne non era piena di quelle
sostanze che ci mettono oggi, ragazzi e ragazze si innamoravano
candidamente ed anche con un semplice ballo che risultava
qualcosa di straordinario.
Poi il Signor “Tempo che fu”, piano piano, ha dovuto cedere al
“tempo di oggi”.
Ma io ti racconto questa fiaba, che poi è realtà, perché tu, Purezza,
ti nutra di queste cose.
Si chiamano anche valori. Non li perdere mai, non li svendere mai,
anche se so che non è facile, per essere come gli altri.
Il tuo nome ha un destino.
Ti chiami Purezza, non la perdere mai, perché il Signor “Tempo che
fu” esiste ancora, è solo nascosto e quando ti vede con gli occhi
suoi lo rendi felice.
Fai la differenza, Purezza. Ricordando che essere puri non vuol
dire non essere ingenui ma onorare quei Padri, quelle Mamme,
quei Figli che il “Tempo che fu” ha visto, ti ha raccontato e ti ha
tramandato.
Il Tempo che fu testo di Romano Scaramuzzino